Con moglie e figli piccoli spesso rimane difficile fare foto paesaggistiche perché non si riesce ad andare negli spot negli orari di luce giusti, fuori dai quali un paesaggio raramente diventa spettacolare. Tutto però cambia in vacanza, soprattutto se ci si va senza figli! Ho programmato il viaggio a New York con quasi un anno di anticipo. L’idea era quella di fare un viaggio fotografico senza guide, senza catene, senza orari o tabelle di marcia.
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Un viaggio come mi pare, quindi da solo! Il periodo scelto era quello in cui è possibile assistere al famoso fenomeno del “Manhattanhenge” in cui il sole tramonta esattamente in linea con le streets, cioè a fine maggio (in realtà c’è anche un altro periodo in cui il sole -questa volta- sorge in linea con le streets, ma capita a gennaio). Ho programmato praticamente tutto per poter riuscire a fare quante più foto possibili in 12 giorni (in totale sono riuscito a riportare oltre 7.500 scatti che ancora non riesco a guardare completamente!). Il primo passo è stato quello di individuare volo ed hotel, pochi minuti sul web e si trovano delle offerte di ogni tipo. Ho fatto base a Manhattan, a pochi metri da Times Square, perché in questo modo si riesce ad arrivare ovunque con metro, treni, bus o a piedi. Dopodiché mi sono munito di mappa ed ho creato un programma delle giornate con tanto di orari. Ovviamente è anche una vacanza, quindi ci devono essere dei momenti per il riposo, lo svago ed il cazzeggio: ho ritagliato nel programma anche quelli; servono, infine, delle alternative in caso di pioggia o altri tipi di contrattempi. Per ragioni “fisiche” ho deciso di scegliere la notte ed i tramonti piuttosto che l’alba, quindi ho preferito uscire in tarda mattinata per lasciar smaltire il traffico e poi, verso le 11, mi sono messo in viaggio verso gli spot seguendo il più possibile il programma.
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Ok, poi bisogna organizzare l’attrezzatura! Fermo restando che a NY si vende e si affitta di tutto quindi, nel caso dovesse servire l’obiettivo da un milione di euro, lo si può affittare! Ho deciso di girare con uno zaino fotografico nel quale ho messo quasi tutta l’attrezzatura che mi serviva, in modo da non dover tornare ogni volta in hotel per riprendere una lente o qualche accessorio. Quindi il corredo era composto da: una full frame (Nikon D750), uno zoom tuttofare (24-105), due grandangoli (14mm e 18-35), uno zoom supertele leggero (70-300) e una lente veloce (il classico cinquantino). Inoltre volevo sperimentare la street per la quale non mi sento di avere occhio così, prima di partire, ho comprato una compatta di buon livello con obiettivo fisso equivalente a 35mm (Fujifilm X100F) per fare pratica ed abituarmi sia a “zoommare con le gambe”, sia ad abituare l’occhio a guardare le scene attorno a me; inoltre un secondo corpo fa sempre comodo in caso di problemi col primo. Poi bisognava portarsi dietro alcuni accessori indispensabili per i paesaggi, ossia: un treppiede leggero ma stabile, il manfrottino da portare sui grattacieli dove non sono ammessi i treppiedi, filtri ND di varia densità e dimensione, telecomando, 2 batterie, tante schede di memoria, un HD per il backup, un computer per poter eventualmente editare (questo lo lasciavo sempre in hotel), una torcia, nastro isolante per tappare il mirino, pezzette in microfibra per pulire le lenti, una custodia di plastica per la reflex in caso di pioggia e soprattutto scarpe comode!
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Appena atterrato (nel tardo pomeriggio) volevo sfruttare l’entusiasmo ed il jet lag: avevo già la prenotazione per l’Empire State Building dopo appena 2 ore dall’arrivo… non si possono mica buttare giornate senza fotografare! E poi tra gli altri spot andava fatto il ponte di Brooklyn! Ci sono andato per 3 sere cambiando sempre il punto di ripresa. La prima sera ho fatto la foto del contest Cartolina. Ero pronto. Ero pronto già molto prima del tramonto, avevo attraversato il ponte a piedi dopo pranzo, per smaltire (diciamo) ma in realtà volevo essere sul posto quando il sole illuminava ancora la scena e mi permetteva di riprendere la texture dei grattacieli e dei mattoni del ponte. Avevo già in mente di fare una foto con la tecnica della multiesposizione manuale, cioè volevo fare una serie di scatti della stessa scena nei diversi momenti di luce prima del tramonto ad aspettare anche il buio per riprendere tutte le luci accese dei grattacieli. Quindi mi sono piazzato sul pontile a sud del ponte, quando ancora c’era gente che si scattava migliaia selfie. Io guardo, aspetto che i coreani mi liberino la parte del pontile che avevo scelto come base e, finalmente, trovo un buco per me. Mi piazzo, apro il treppiedi vicino al parapetto, mi circondo con l’attrezzatura in modo che la folla non mi salti sopra rovinandomi l’esposizione; l’impresa non e facile perché, pur essendo un giorno feriale, c’è un sacco di gente. Sempre. Ovunque
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Ok, ho due corpi, perché non usarli entrambi? La reflex sul treppiedi grande, la mirrorless sul pixie appoggiata al parapetto (ma sempre con la cinghietta attorno al mio collo, è nuova eh!), inquadro due scene diverse ed inizio a scattare di tanto in tanto mentre scende il sole. Poi ecco questi asiatici che fanno le foto coi cellulari col flash e li maledico, mi venive quasi da piangere pensando che mi potessero rovinare gli scatti. Una soluzione però che ha funzionato per allontanare i turisti troppo pressanti è stata quella di accendermi una sigaretta dietro l’altra: ho fatto quasi più fumo delle torri gemelle e, finalmente, un po’ di spazio l’ho guadagnato! Ok, ora il sole è dietro i grattacieli, qualche luce si accende, arriva il momento d’oro. Non posso sbagliare. Cambio l’esposizione, espongo sulle luci del cielo, poi sulle ombre dei grattacieli, aspetto ancora, altra serie di forcella di scatti in bracketing, stavolta espongo correttamente sui grattacieli, poi ne faccio altre esponendo sull’acqua, appena c’è un momento in cui non passano le barche. Poi il cielo si spegne. Mi serve solo qualche altro scatto esposto sulle luci dei grattacieli per non averle bruciate e aspettare che se accendano di più. Fatto
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So già che fare in post: scelgo 3 scatti della serie presi dalla Fuji, uno molto buio con le lucette accese, uno dove la texture dei palazzi sia ben leggibile ma con le luci del cielo inevitabilmente bruciate, ed uno con il cielo, appena dopo il tramonto che mostri un bel colore; li unisco con Adobe Camera Raw per avere più gamma dinamica, recupero ombre e luci, importo su Photoshop e lavoro sui colori per togliere le dominanti bluastre e dare risalto al magenta. In totale sono stato sul posto dalle 18 circa fino alle 21. E finalmente è ora di cena, il pontile non si e spopolato nonostante qui, nel nuovo mondo, si ceni abitualmente prima che da noi, però proprio vicino ai docks c’è un ristorantino italiano di pesce, con un bel tavolino fuori. Ahhhh, mi serviva proprio! Ordino vino e linguine all’astice al cameriere che parla italiano. Mmmmm, forse sono stato gabbato: nel sugo con l’astice ci sono pezzetti di ananas! E poi qualche mese dopo viene annunciato il contest Cartolina. Eh beh, metto NY, ci sono andato apposta, prima o poi doveva uscire un contest adatto, no?! Cartolina. Bisogna che ci sia qualcosa che faccia comprare al turista questa cartolina, qualcosa che renda la foto ancora più spettacolare, magari anche un po’ pacchiano in stile All America. Potrei aggiungere il riflesso dei palazzi che sul fiume si specchiavano poco; sarà pacchiano? Forse sì. Sarà immorale? Vabbè, è un gioco, mica siamo fotografi del catasto?!
Poi c'è anche chi dice che i figli hanno per forza bisogno di una madre e un padre... ahahhahaah